sabato 22 giugno 2024

La Rana e Lo Scorpione-La Tartaruga e lo Scorpione-Parabola con finale differente dai consueti racconti letti- Dal Libro; LO SCRIGNO DEI SOGNI

 

C'era una volta uno scorpione che viveva con la sua famiglia di scorpioni nel lato oscuro della foresta. E accadde che lo scorpione si allontanasse dai suoi cari, in cerca di fortuna nel lato chiaro della foresta. Molti giorni ci mise lo scorpione a percorrere una manciata di metri, perché gli scorpioni sono lenti e mortiferi. Camminano, strisciano sotto le foglie, cercano l'umidità ad il buoi, e quando trovano una vittima sollevano la coda, a forma di punzone, e zac! le iniettano un veleno fulminante che in meno di un minuto la annienta. Gli scorpioni hanno fama di essere cattivi, perché infrangono le leggi degli animali della foresta. La legge recita che si può attaccare gli altri soltanto se si ha vero bisogno di cibo. Mai e poi mai è concesso attaccare per puro diletto, gratuitamente. Uno dei pochi che attacca senza ragione è lo scorpione, e da lì la sua pessima reputazione.
Dopo diversi giorni che lo scorpione camminava nel lato chiaro della foresta, si scatenò un tremendo temporale che obbligò tutti gli animali a cercare riparo nelle tane, nei nidi, sotto le grasse foglie degli alberi immensi. E piovve e piovve e piovve, a tal punto che il fiume straripò, uscì dal suo annoso cammino e inondò la terra che separava il lato chiaro dal lato scuro. Quando smise di piovere, un piccolo torrente si era fermato proprio lì.
Poiché lo scorpione doveva tornare dalla famiglia si rattristò moltissimo perché non sapeva nuotare e non poteva attraversare il corso d'acqua. <Ah, dio mio!> si lamentava sulla riva del nuovo fiume.
<Ah, dio mio!> diceva di nuovo con la malvagia intenzione che qualcuno si muovesse a pietà di lui.
Diversi animali udirono i suoi lamenti ma, quando vedevano che si trattava di un tremendo scorpione, si allontanavano senza pensarci due volte. Tutti sapevano che la sua puntura era letale.
Ma la bestiaccia continuava a lamentarsi, nella speranza che qualcuno ci cascasse. Passava di lì la signora Tartaruga, che ha mille anni, forse due o tremila, chissà... e più rughe che anni. Camminava lentamente, con quella sua testolina che sembrava dire di sì a tutto, e con quegli occhietti mezzo addormentati da anziana saggia e mansueta. Udì lo scorpione e gli andò vicino, poiché, sebbene conoscesse la sua fama, sapeva che perfino il peggiore degli animali ha il suo lato buono, soprattutto quando si trova in disgrazia.<Hai!> Gemeva lo scorpione. <Che ne sarà di me e della mia famiglia se nessuno mi aiuta? che ne sarà di me e dei miei figliuoli se non posso attraversare il fiume?>.
Piangeva così tanto che la tartaruga lo raggiunse e gli disse;<Ma che succede signor scorpione? Come mai piange in questo modo?>. 
Lo scorpione si asciugò le lacrime e disse alla signora tartaruga;<Cara signora, ero venuto nel lato chiaro della foresta per vedere com'era e in quello mi trovavo quando si scatenò la tempesta, così rimasi isolato per via dell fiumana. Ora dovrei attraversare il fiume ma non so nuotare, avrei bisogno di qualcuno che mi trasportasse...>.
<Non stia in pena signor scorpione> disse la signora tartaruga, commossa dalle sue lacrime <Salti sul mio guscio, sono un'esperta nuotatrice e la trasporterò sull'altra sponda>. Grande fu la contentezza dello scorpione nel sentire le parole della Tartaruga e si accingeva già a montare sul suo guscio quando la Tartaruga lo avverti; <Prima però mi deve fare una promessa>.
<Tutte le promesse che vuole> Rispose lo scorpione.
<Mi deve promettere che non mi pungerà, ne prima, né durante, né dopo che avremmo attraversato il fiume>.
<Ma cosa le viene in mente una cosa del genere signora!> Esclamò lo scorpione. <Sarei proprio incapace di pungerla, né prima perché altrimenti non potrò attraversare il fiume, né durante perché vorrebbe dire annegare entrambi, né una volta arrivati all'altra sponda perché in quel caso sarei un'ingrato>
<Me lo deve promettere>
<Dunque lo prometto e giuro solennemente che non la pungerò né prima, né durante, né dopo aver attraversato il fiume>.
Sollevata dalla promessa la Tartaruga lo fece salire sul suo guscio e si calò nella turbolente acque della corrente. Il viaggio fu lento, per far onore alla fama della Tartaruga. Già durante il tragitto allo scorpione venne voglia di attaccare con la sua coda velenosa la Tartaruga. Ma che testolina stuzzicante, pensò dalle cattive viscere, avrei una gran voglia di pungerla. Ma lo scoraggiava il fatto che se la pungeva sarebbero affogati entrambi e addio mondo crudele. Molte volte lottò contro la tentazione e molte volte si dovette trattenere. In questo modo, navigando tra tentazioni e rimorsi, i due animaletti raggiunsero l'altra sponda. 
Quando arrivarono la Tartaruga depositò il suo carico a terra molto soddisfatta della buona azione compiuta. Quale non fu il suo stupore nel vedere che lo scorpione le si scaraventava addosso per attaccarla!!! <Ma cosa fa signor Scorpione?>.
<Ah signora Tartaruga> Rispose lo scorpione <Il mio mestiere è pungere e avvelenare, non riesco a trattenermi>
<Me l'aveva promesso> protestò la signora Tartaruga.
<Le promesse le porta via il vento> Disse filosofando lo scorpione. E aggiunge una frase molto vecchia, che i malvagi dicono in queste occasioni: <Eseguo ordini dall'alto. La mia natura è pungere con il pungiglione che ho sulla coda chiunque incontri, Non ho coscienza soltanto veleno>.
La signora tartaruga era così arrabbiata con il signor Scorpione che non si arrese all'attacco. <Nossignore> gli disse <Questo non è possibile. Dobbiamo portare il caso dinanzi alle autorità della foresta. Lo scorpione fece un gesto di fastidio, come chi inciampa in un ostacolo che sa di poter superare a ogni modo. E così la signora Tartaruga e il signor Scorpione se ne andarono , non molto rapidi a dire il vero, a interpellare il primo consigliere della foresta, che era un coniglio dalle orecchie e dai denti lunghi, noto per la sua fama di furbo e burlone.
<Signor Coniglio> gli dissero <Le portiamo una controversia>. Il coniglio rizzò le orecchie e si dispose ad ascoltare la questione. La signora Tartaruga gli spiegò;<Lo scorpione qui presente mi chiese di aiutarlo ad attraversare il fiume. Io gli feci promettere che non mi avrebbe punto né prima,né durante,né dopo il passaggio. Lui promise ma ora risulta che mi vuole pungere>. "Pura ingratitudine quella"pensò il coniglio e si apprestò ad ascoltare l'altro litigante. <E' vero tutto ciò che riferisce la signora Tartaruga> argomentò lo scorpione <Ma è anche vero che il mio mestiere e la mia natura sono pungere con il pungiglione senza far distinzione di razza, religione o sesso. Così è scritto nel mio destino>.
Tali discussioni lasciarono perplesso il signor Coniglio che, nonostante fosse furbo,non aveva molta esperienza in queste faccende. Così se ne lavò le mani dicendo loro "Cari amici la cosa migliore è che esponiate il vostro caso al signor Tigrillo, mio superiore.
Dunque lo scorpione e la tartaruga si misero in cammino un'altra volta in cerca del signor Tigrillo, secondo consigliere della foresta, per esporgli il loro ingarbugliato caso. Impiegarono un paio di giorni per fare i duecento metri che li separavano, un po perché erano lenti e un po perché continuavano a discutere animatamente su chi avesse ragione e chi torto. Alla fine raggiunsero una pianura dove  il Tigrillo prendeva il sole, chiesero udienza e furono ricevuti all'istante.
"Con quale grattacapo siete pronti a infastidirmi questa volta, insignificanti creature?>
<Ci manda il signor Coniglio>
<Quello si che è uno scaltro, non fa altro che scrollarsi di dosso i problemi>
Riferirono l'accaduto, da quando lo Scorpione era andato nel lato chiaro, fino alla tempesta e alla traversata delle acque. Il signor Tigrillo dimenava il muso qua e là. Sedette, batté le ciglia per abituarsi al forte sole della pianura, si grattò l'ascella e disse:"Si tratta di un busillis, un grattabuglio peripatetico".
Il signor Scorpione e la Signora Tartaruga si guardarono senza capirci un'acca. "Sarebbe meglio se portaste il caso dinanzi al supremo Giudice della corte suprema della foresta, ovvero il signor Scimmia".
E così facendo si sbarazzò dei due contendenti, tornò a mettersi le foglie di platano sugli occhi e si sdraiò al sole e due secondi più tardi russava che era un piacere. 
Il signor Scorpione e la signora tartaruga fecero ritorno al bosco, dove gli alberi erano così fitti che creano un'oscurità simile alla notte. Lì si estendeva il regno delle scimmie e lì avrebbero trovato il supremo Giudice. 
<Lei è il signor Scimmia?>
"Egli stesso medesimo in persona personalmente" rispose dondolandosi.
Vedendolo così spiritoso gli chiesero <Ma, è lei il Supremo giudice della Foresta?>
"Le apparenze ingannano, miei cari animaletti. Così come mi vedete appeso a zampe in su, detto sentenze che sono specchi di giustizia e perle di saggezza". Il linguaggio del signor Scimmia sembrava linguaggio di gente importante. Il signor Scorpione e la signora Tartaruga si tranquillizzarono ancor di più quando il Giudice concluse la sua presentazione con il proverbio "L'abito non fa il Monaco".
I due narranti erano stufi di narrare la loro storia ma la ripeterono nuovamente per la terza volta.
"Ah, no, signori miei. Non mi bastano queste storie, ho bisogno di vedere le cose con i miei occhi, di toccarle con le mie stesse mani. Ci recheremo sul luogo dei fatti e ricostruiremo l'accaduto."
Si misero dunque in viaggio, lo Scorpione, la Tartaruga e la Scimmia. Attraversarono il lato oscuro della foresta e raggiunsero la fiumana che non si era ancora ritirata e la attraversarono di nuovo, fino ad arrivare al punto in cui lo scorpione aveva chiesto alla Tartaruga che lo aiutasse a varcare il fiume. Il giudice fece in modo che, come attori da palcoscenico, i due recitassero la scena dell'incontro. e che ripetessero anche le parole esatte che avevano espresso.
Lo scorpione si mise a gemere e a lamentarsi e allora la Tartaruga gli ripeté la domanda <Ma cosa succede signor Scorpione, come mai piange in quel modo?> E lo scorpione ripeté tutte le ragioni che aveva indotto per convincerla a trasportarlo dall'altra parte. La Tartaruga ripeté la sua offerta: <Non stia in pena signor Scorpione. Salti sul mio guscio, sono un'esperta nuotatrice, la porterò sull'altra sponda>.
In quell'istante intervenne il Supremo Giudice "No, no,No, no signora Tartaruga! E' qui l'errore! Lei non porta nessuno da nessuna parte. Venga qua, attraverseremo il fiume solo noi due, che il perfido Scorpione rimanga dov'è finché il fiume non si asciuga e possa varcarlo con i propri mezzi.O se preferisce che si tuffi in acqua e anneghi. E' ciò che merita l'ingrato!

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