sabato 10 ottobre 2020

AIUTO!!! Stiamo imbarcando Zanzare!!!! Museo della Storia della Psichiatria.

 

Il nervo si scuote nel momento in cui l'ennesima zanzara mi assale per la cena, braccia ormai piene di bozzoli e ronzii continui che mi girano tra le orecchie. Sarà stata un'antica tortura dei malati psichiatrici presenti anticamente in questo luogo? Fatto sta che son fuggita senza assistere alla visita di ciò che erano le torture (anticamente denominate cure) dei malati psichici dell'antichità.
Pazienza, la prossima settimana, per due week end, sarà a disposizione per un tempo maggiore rispetto alle misere tre ore del sabato pomeriggio grazie alle iniziative del F.A.I. nulla mi vieta di tornar in questo luogo nel momento in cui è più probabile un'estinzione di massa dei minuscoli insetti. Quant'è strano pensare che una massa di gambette e ali possa far fuggire da un luogo in cui è presente un'ampia camminata ginnica e quiete a due passi dallo stradone di Reggio Emilia? Ne ho portate almeno tre in provincia di Modena, avran perduto la loro dimora oppure riusciranno a sopravvivere fino all'arrivo dell'imminente gelo?


Il Museo di storia della psichiatria contiene una collezione di oggetti utilizzati nell'ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, raccolta a partire dal 1875 dallo psichiatra Carlo Livi.
Il padiglione in cui è ospitato il museo venne inizialmente costruito nel 1891 per ospitare malati cronici tranquilli; fu poi trasformato per ospitare i prosciolti, a seguito delle disposizioni della legge 14 febbraio 1904 n. 36 e intitolato al criminologo Cesare Lombroso (Padiglione Lombroso). Venne abbandonato a partire dagli anni settanta e ospita il museo dal 2011.
E qui dovrò dirigermi la prossima settimana invece di perdermi a fotografar fogliame e orme sull'asfalto.
Con Antonio Galloni, nell’ambito di quelle che venivano definite terapie morali, si cominciò a capire che la malattia mentale, in quanto malattia, andava curata ed il lavoro era il miglior strumento di guarigione e riabilitazione. Nasce quindi in questo periodo, e verrà sviluppata in seguito, una Città nella Città, una vera e propria Cittadella, dove il paziente poteva lavorare, era impiegato in attività quotidiane e aveva la possibilità di socializzare, avendo una vita quasi normale all’interno della struttura. Questo è il contesto in cui sono racchiusi i vari Padiglioni costruiti, nel corso dei secoli, per vari scopi e contesti sociali.
Attraverso una convenzione con l’Università di Modena Livi trasformò il San Lazzaro in una Clinica Psichiatrica Universitaria nella quale creò anche un Museo (che definì di anticaglie) in cui raccolse e conservò i vecchi strumenti di contenzione e di terapia che possiamo vedere durante il percorso di visita: catene, manette, il casco del silenzio, le camice di forza, la macchina per il bagno di luce. Tutti oggetti che mettono un po’ i brividi e che garantivano tutto al di fuori del rispetto della dignità umana e dei diritti della libertà della persona.

Nessun commento: