sabato 17 settembre 2022

Carlo Sini

Giungo tardi a quella che è definita lezione al festival della filosofia. Il sonno mi abbandona a cinque minuti alle dieci con il sordo rumore della pioggia spezzato dalla protezione casalinga di porte e finestre. 
E' così perduto l'ascolto delle 10 giungendo in ritardo anche per quello del filosofo Carlo Sini previsto per le 11:30. 
Dal linguaggio scorrevole ma molto impegnativo, forse ai livelli di Galimberti se non anche un filo più pratico perché meno predisposto alla narrazione di soliti antichi. Narra di storia ma rivolta all'individualità umana e al contesto in cui il singolo vive. Anche lui stesso, dice, spiega un concetto che è frutto di ciò che dovrebbe raccontare di se stesso. L'indigeno ha in se concetti e preconcetti frutto di un insegnamento che arricchisce un ambito umano come la lingua e la tradizione.. così come lui anche noi partecipiamo ad un trapasso di conoscenze a noi stesse insegnate. Cos'è dunque concreto e reale quando si analizza un concetto, un'azione o una interpretazione? Nulla è reale perché tutti gli elementi sono composti da sfumature di cultura, ideologie, pensieri, preconcetti, paure, angosce.
Anche io stessa ora sto scrivendo ciò che ho interpretato ma che sarà indubbiamente diverso da ciò che è stato il reale discorso.
 

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